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Parole....

Al di là di ogni allergia: che suono hanno i fiori dei pioppi che, come fiocchi di neve, cadono nell’assordante silenzio del vento primaverile?
Lontano rumore di autoambulanze che squarciano il pomeriggio assolato e ventoso. Cieli tersi interrotti dai flauti argentini degli uccelli. Nevicate leggere nell’aria purificata di Proserpina. Energia dei giovani fili d’erba che sbucano dal ventre della Madre.

Quando metto insieme dei suoni quello che faccio è obbedire al mio personale senso critico ed estetico, un senso critico ed estetico che tiene conto della mia stessa esperienza d’ascolto e di ricerca. Però comporre non significa soltanto mettere insieme, porre qualcosa insieme (con) qualcosa d’altro. In musica, come in ogni altra arte, comporre non significa soltanto accostare e sovrapporre suoni, metterli insieme ed ascoltarne il risultato e, se questo risultato coinvolge pienamente il senso estetico del compositore, considerare, allora, l’opera come un individuo che ha acquisito una sua fa specifica; oppure, al contrario, buttare il lavoro, tutto o in parte, ricominciando da capo la ricerca. Talvolta questo è il procedimento seguito da alcuni compositori, un procedimento, se si vuole, necessario nella sua stessa contingenza, ma che non tiene conto di ciò che il suono pretende da noi.

Comporre significa essere dentro il suono, lasciarsene avvolgere, sprofondare nell’infinito delle sue possibilità e raccoglierne le parti più significative. Bisogna comporre con naturalezza, ingenuità, ma, soprattutto, con cultura imparando, cioè, sia dalla nostra stessa esperienza, sia da quella di coloro che ci hanno preceduti.
La riflessione deve concentrarsi sul senso critico ed estetico. Ma cosa sono il senso critico e il senso estetico? A mio parere il “senso critico” è la capacità di giudizio che informa ognuno di noi. Tale capacità di giudizio sarà sempre più completa quanto più completa sarà la nostra esperienza del fare. Il saper giudicare è sempre qualcosa di individuale e, quindi, di relativo, ma dipende dall’esperienza, più o meno completa, che si ha di qualcosa. L’esperienza è, in definitiva, sempre qualcosa di collettivo e condiviso. Il “senso estetico” è un diretto derivato da quello critico. Quando si parla di estetica si deve (ri)consegnare al termine il suo significato etimologicamente corretto e legato indissolubilmente ai processi percettivi ed esperienziali che si hanno del mondo. Senza esperienza e conoscenza del mondo il senso critico ed il giudizio estetico che da esso deriva non possiedono profondità, non risultano adeguati ad uno scopo artistico. Avere una certa esperienza dei suoni significa anche possedere quelle qualità tecniche che informano il giudizio su una determinata opera.
La capacità di giudizio si acquisisce con l’esplorazione (la ricerca) e con l’ascolto. Ricercare è buttarsi verso avventure sempre nuove, ascoltare significa immergersi nella ricerca altrui più o meno storicizzata.
Ascoltare significa anche sapersi ascoltare, porsi di fronte alle proprie opere come pubblico. In definitiva ogni compositore o artista in generale, compone per se stesso. Compone e propone. Nel gioco del comporre è già insita la proposta. Nella composizione il compositore si autopropone  e si predispone ad essere pubblico.
Da questo punto di vista l’opera rivela una sua prima modalità comunicativa: essa comunica sensazioni al compositore stesso che l’accetta e la consegna ad una interpretazione altra: quella di un eventuale pubblico.



(da Il suono aperto (pdf, liberamente scaricabile da questo sito)

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